Back to Top

Rivista di archeologia e architettura antica

Tag Archives: Segesta

Elementi di un modellino architettonico in pietra dal Santuario di Contrada Mango a Segesta

Autori: M. de Cesare, G. Montali

Scarica l’articolo in formato .pdf: Elementi di un modellino architettonico in pietra dal Santuario di Contrada Mango a Segesta

Nel 1957, in occasione di una campagna di scavo in Contrada Mango di Segesta, Vincenzo Tusa rinvenne due frammenti litici di membrature architettoniche miniaturistiche, appartenenti ad un fregio dorico e ad una cornice, parimenti dorica. In questa sede, oltre a proporre un’analisi dettagliata dei due frammenti, si cercherà di avanzare alcune ipotesi sul contesto della loro realizzazione, sulla loro funzione e sull’eventuale monumento di riferimento, con una rapida disamina della problematica legata ai paradeigmata architettonici nell’antichità.

In 1957, during an excavation campaign in Contrada Mango of Segesta, Vincenzo Tusa found two lithic fragments of miniaturistic architectural elements, belonging to a Doric frieze and a Doric horizontal geison. In this contribution, as well as offering a detailed analysis of the two fragments, we will try to put forward some hypotheses on the context of their production, on their function and on their reference monument, with a rapid examination of the problems linked to the architectural paradeigmata in the antiquity.

Segesta e il mondo greco coloniale attraverso lo studio delle anfore greco-occidentali da aree sacre: primi dati

Autori: M. de Cesare, B. Bechtold, P. Cipolla, M. Quartararo

Scarica l’articolo in formato .pdf: Segesta e il mondo greco coloniale attraverso lo studio delle anfore greco-occidentali da aree sacre: primi dati

Lo studio riguarda le anfore vinarie di produzione greco-occidentale provenienti da due aree sacre di età arcaica e classica di Segesta, per le quali disponiamo di dati archeologici, sinora rimasti inediti: l’area sacra sull’Acropoli Nord documentata dal cosiddetto scarico di Grotta Vanella e il santuario extraurbano di contrada Mango. I reperti anforici sono stati studiati secondo le norme del progetto FACEM e sono stati attribuiti a tipologie e produzioni più o meno note. Lo studio di tali reperti inediti è stato affiancato da una revisione sistematica delle anfore greco-occidentali segestane già edite, rinvenute negli scavi stratigrafici condotti negli anni Novanta del secolo scorso in alcune aree di abitato, e ha consentito di chiarire i vettori e le modalità di acquisizione di tale classe di materiali nella città elima, inserendo il fenomeno nel quadro più generale del commercio anforico della Sicilia e del Mediterraneo centro-meridionale. La contestualizzazione nell’ambito dei due santuari dei dati acquisiti ha permesso inoltre di meglio definire il ruolo nel tempo e i possibili modi di utilizzo di tali contenitori e del loro contenuto nell’ambito delle pratiche rituali, precisando alcune delle dinamiche di contatto tra Segesta e l’ambiente greco, e di interazione culturale tra Greci e ‘indigeni’ ritualizzate all’interno delle due aree sacre.

 

This research focuses on western Greek wine amphorae found in Segesta, in two Archaic-Classical sanctuaries which have provided still unpublished archaeological data: the sacred area of the Northern Akropolis documented by the so-called Grotta Vanella dump and the extra-urban sanctuary of Contrada Mango. The amphorae fragments have been studied according to the standardised methods implemented for the data base of FACEM and attributed to more or less-known typologies and provenances. The study of these finds has been accompanied by a systematical review of all published western Greek amphorae yielded by the stratigraphical excavations undertaken in the 1990ties in some urban areas of Segesta. This analysis has led to a better understanding of the commercial vectors and the mechanisms of purchase of these vessels in the Elymian town against the background of the circulation of this class in Sicily and southern-central Mediterranean. Furthermore, the contextualisation of the new data within the frame of the two sanctuaries has allowed for a more precise and diachronic definition of the containers’ role and their contents in the ritual practices. It has also clarified certain dynamics of contact between Segesta and the Greek milieu and the cultural interaction between the Greek and the ‘Indigenous’ population, ritualised within the two sacred areas.