scarica l’articolo in formato .pdfAltre noterelle su Felsina (risposta a Giuseppe Sassatelli)

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Questo contributo rappresenta la replica ad un testo che Giuseppe Sassatelli ha pubblicato su Archeologia Classica del 2015, nel quale egli confuta in modo piuttosto polemico tre mie convinzioni su Bologna villanoviana. Si tratta di tematiche di notevole importanza non solo per Felsina ma anche, più in generale, per gli studi etruscologici. La prima di tali questioni riguarda i monumenti di via Fondazza, privi di confronti, che ho attribuito ad un’area sacra suggerendo la possibilità che si trattasse di altari. Tale interpretazione è invece negata da S. che li interpreta come semplici cippi, o basamenti, destinati a monumentalizzare un accesso. La seconda questione è connessa al limite occidentale della città villanoviana che S. identifica col torrente Ravone, accogliendo la tradizionale idea che l’abitato avesse un’ampiezza compresa tra i 200 e i 300 ettari, che ritengo decisamente eccessiva. Con ogni probabilità tale limite era invece rappresentato dal torrente Vallescura, così da ricondurre l’abitato a circa 170 ettari, in linea coi maggiori agglomerati del tempo. Infine S. si sofferma sul mio recente contributo del 2013 in Archeologia Classica sullo scavo di piazza VIII agosto, dove era venuta in luce una singolarissima struttura a grandi impalcati lignei totalmente priva di confronti. Mentre io avevo ipotizzato che potesse trattarsi di un luogo per assemblee e votazioni risalente alla nascita di Felsina, S. confuta la mia ipotesi pensando ad un semplice recinto per il bestiame.

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This paper is a reply to a text that Giuseppe Sassatelli published on Archeologia Classica in 2015, in which he refutes in polemic manner three of my convictions on Villanovian Bologna of considerable importance not only for Felsina but also, in general, for Etruscan studies. The first of those questions concerns the two monuments discovered in Fondazza road, devoid of comparison, that I attributed to a sacred area conjecturing the possibility that they were simple altars. This interpretation is however denied by S., who interprets them as stones destined to monumentalize an access. The second issue is related to the western limit of the Villanovian city that S. identifies with the river Ravone, assuming an abnormal amplitude comprised between 200 and 300 hectares. Most likelihood this limit was instead represented by Vallescura stream, bringing the town to about 170 hectares, in line with the major agglomerations of the period. Finally, S. lingers on my recent contribution of 2013 in Archeologia Classica on the excavation in VIII Agosto square, which showed a peculiar building with large wooden structure. While I had assumed that it could possibly be a place for meetings and voting, dating back to the birth of Felsina, S. refutes my guess thinking of a common corral.