Back to Top

Rivista di archeologia e architettura antica

Montali G.

Elementi di un modellino architettonico in pietra dal Santuario di Contrada Mango a Segesta

Autori: M. de Cesare, G. Montali

Scarica l’articolo in formato .pdf: Elementi di un modellino architettonico in pietra dal Santuario di Contrada Mango a Segesta

Nel 1957, in occasione di una campagna di scavo in Contrada Mango di Segesta, Vincenzo Tusa rinvenne due frammenti litici di membrature architettoniche miniaturistiche, appartenenti ad un fregio dorico e ad una cornice, parimenti dorica. In questa sede, oltre a proporre un’analisi dettagliata dei due frammenti, si cercherà di avanzare alcune ipotesi sul contesto della loro realizzazione, sulla loro funzione e sull’eventuale monumento di riferimento, con una rapida disamina della problematica legata ai paradeigmata architettonici nell’antichità.

In 1957, during an excavation campaign in Contrada Mango of Segesta, Vincenzo Tusa found two lithic fragments of miniaturistic architectural elements, belonging to a Doric frieze and a Doric horizontal geison. In this contribution, as well as offering a detailed analysis of the two fragments, we will try to put forward some hypotheses on the context of their production, on their function and on their reference monument, with a rapid examination of the problems linked to the architectural paradeigmata in the antiquity.

Supplementum IV – In solo provinciali. Sull’architettura delle province, da Augusto ai Severi, tra inerzie locali e romanizzazione

Il volume raccoglie una selezione degli articoli giunti alla Rivista a seguito di una call for papers sul tema dell’architettura provinciale, indirizzata a tutti coloro che volessero contribuire con il proprio lavoro a indagare il complesso rapporto che intercorre tra modelli architettonici Urbani e relative declinazioni nelle province romane, nell’arco di tempo compreso tra Augusto e i Severi; a essi, si sono aggiunti alcuni articoli su invito. Scopo dell’iniziativa è di fornire agli addetti ai lavori un set di nuovi dati, sintesi e interpretazioni che possano giovare in qualche misura ad ampliare i confini del dibattito attuale sul tema, di straordinario fascino e interesse. La denominazione del Supplemento che ne è derivato, In solo provinciali, parafrasa le parole di Gaius nella seconda delle sue Institutiones (Gai. Inst. II, 7), quando il giurista, alle prese con questioni certamente diverse dalle nostre, attesta il dominium di Roma sui territori delle province.

 

 

 

Sommario

 

G. Mazzilli, L’architettura “in prouinciali solo” (Gai. Inst. II, 7): per un contributo alla definizione delle forme della Baupolitik provinciale in età imperiale, pp. 3-18;

A. Starac, The Oldest Forum Temple of Pola. A New Approach, pp. 19-32;

C. Bozzi, Il cantiere del Grande Tempio di Luni tra ricezione dei modelli, tradizione e innovazione, pp. 33-50;

A. Armirotti, M. Castoldi, L’area sacra del Foro di Augusta Praetoria (Aosta, Italia). Modelli architettonici e materiali costruttivi, pp. 51-68;

M.S. Vinci, Forme architettoniche e costruttive nell’architettura ufficiale di una capitale provinciale: Tarraco in epoca alto-imperiale, pp. 69-86;

A. Labriola, Persistenza dello “Stile Secondo Triumvirato” in Hispania Citerior: il “Temple d’August” di Barcino (Barcellona), pp. 87-104;

R. Carboni, L’architettura sacra nella provincia Sardinia et Corsica: alcune considerazioni su persistenze e innovazioni tra età repubblicana e media età imperiale, pp. 105-122;

F. Bonzano, L’architettura a Malta (provincia Sicilia) in età imperiale: elementi noti e prospettive di ricerca, pp. 123-138;

F.K. Yegül, The Temple of Artemis at Sardis: An Exceptional Pseudodipteros, pp. 139-156;

A. Ottati, Atene e Pergamo. Riflessioni su tre architetture di età adrianea, pp. 157-176;

D. Favro, The Unequal Triangular Obelisks of Anatolia, pp. 177-194;

G. Montali, La fortuna del capitello ionico nella Gortina imperiale: i modelli microasiatici e le rielaborazioni in marmo grigio locale, pp. 195-216;

Ei. Poupaki, Kos and the Roman Marble Trade Network: Imported Building Material in Kos (Dodecanese, Greece) and Possible Exports of Local Architectural Members during the Roman Era, pp. 217-230;

F. Sacchi, Immagini nei cassettoni di alcune cornici da Hierapolis di Frigia: evocazioni o figure stereotipate?, pp. 231-250;

A. Dell’Acqua, Il Teatro romano di Cesarea Marittima: nuovi dati sulla fase erodiana dell’edificio, pp. 251-268;

J. Parétias, É. Mantel, Models and Functions of Theaters in Roman Northern Gaul: The Theatrical Monument of Briga (Eu, “Bois-l’Abbé”, Fr), pp. 269-284;

S. Aiosa, “Questa è la città di Augusto”. Archi e processioni a Leptis Magna, pp. 285-300;

V. Evangelidis, Building the Cityscapes of Roman Greece: Urban Armatures, pp. 301-320;

N. Cecconi, Oecus Corinthius et Aegyptius. Origini, applicazioni e interpretazioni di due modelli architettonici in Italia e nel Mediterraneo meridionale e orientale tra Augusto e i Severi, pp. 321-346.

Vol. 6 | Architetture del Mediterraneo. Scritti in onore di Francesco Tomasello

Figura vol 6N. Bonacasa, F. Buscemi, V. La Rosa (a cura di), Architetture del Mediterraneo. Scritti in onore di Francesco Tomasello, Thiasos Monografie 6, Roma 2016, pp. 332

ISBN 978-88-7140-688-6-1, e-ISBN 978-88-7140-689-3

Continue Reading

La raccolta di scritti, preceduta da un’Introduzione di Francesca Buscemi, è dedicata a Francesco Tomasello in occasione dei suoi 70 anni, ad un architetto di formazione, tra i pochi in Italia ad aver dedicato la sua vita di studioso all’architettura antica e ad aver svolto la sua attività di docente all’interno di una facoltà di Lettere antiche. Un architetto-archeologo, dunque, figura certamente rara sia nelle Università italiane, sia nelle Soprintendenze, come sottolinea Ernesto De Miro nelle prime pagine del volume. I curatori, Vincenzo La Rosa, Nicola Bonacasa e Francesca Buscemi, hanno voluto significativamente intitolare la raccolta “Architetture del Mediterraneo” e hanno selezionato, tra le proposte pervenute, quelle imperniate su temi connessi agli interessi del festeggiato.

Si pubblicano quindi nel volume saggi di storia dell’architettura, di topografia antica, di storia delle tecniche costruttive, nello stesso ampio arco cronologico, che spazia dalla preistoria al tardoantico, e negli stessi ambiti geografici, la Sicilia, Creta, l’Africa Settentrionale, in cui si è svolta e si svolge ancora la ricerca scientifica di Franco Tomasello, ricerca che si inserisce in una lunga tradizione di studi che ha visto impegnati nelle stesse aree studiosi del calibro di Antonino Di Vita, Nicola Bonacasa, Giovanni Rizza e lo stesso Vincenzo La Rosa.

.

Scarica il .pdf con il sommario e la presentazione: Architetture del Mediterraneo

Per acquistare il volume: Quasar

L’anfiteatro di Sabratha: vecchie indagini e nuove ricerche

scarica l’articolo in formato .pdfL’anfiteatro di Sabratha: vecchie indagini e nuove ricerche

.

Continue Reading

L’Anfiteatro di Sabratha, ignorato dai viaggiatori del XVIII e XIX secolo, venne segnalato nel 1912 da Henri Méhier de Mathuisieulx ed indagato da Renato Bartoccini a partire dal 1924. Gli scavi e le ricerche portate avanti in quegli anni permisero di rimettere in luce gran parte del monumento, che rimase tuttavia non pubblicato. Recenti scavi e ricerche hanno adesso permesso di redigere un nuovo rilievo ed un nuovo studio del monumento. Il grande edificio, realizzato in conci di calcarenite locale, venne costruito sfruttando una cava di pietra alla periferia orientale della città antica probabilmente alla metà circa del II secolo d.C. e, contrariamente a quanto finora ritenuto, venne effettivamente completato, come testimonia l’esistenza di alcune cornici con i fori per il velarium. Impiega come unità di misura il cubito punico ed è possibile rintracciare anche lo schema geometrico proporzionale sotteso al progetto. Si stima potesse contenere circa 20-25.000 spettatori, un numero assai elevato in rapporto alla popolazione della città: il suo bacino di utenza era amplificato dalla vocazione mercantile dell’emporio e dalla periodica presenza delle carovane che trasportavano fin qui dal cuore dell’Africa Nera avorio, oro, animali e schiavi. Gli spettatori potevano assistere a grandiosi munera come quelli offerti da G. Flavio Pudente (IRT, 117). Probabilmente danneggiato da un sisma nel corso del IV secolo d.C., l’edificio venne abbandonato e spogliato quasi completamente nel VI secolo d.C.

.

The Amphitheatre of Sabratha, ignored by 18th and 19th century explorers, was described for the first time by Henri Méhier de Mathuisieulx in 1912 and investigated by Renato Bartoccini beginning in 1924. His work brought to light a large part of the monument, but it was not published. Recently, new research and excavations have made possible new topographical and architectonic drawings of the building, as well as new analysis. The Amphitheatre was completely constructed from local calcarenite blocks in the middle of the II Century A.D. and lies inside an ancient mine at the east boundary of the old site. Contrary to current opinion, it was completed as demonstrated by two blocks of the crowning cornice with holes for the poles of the velarium. The unit of measure used is the Punic cubit, and it is also possible to recognize the geometrical design of the project. Up to 20.000 spectators could be seated in its cavea, a very large number, given the population of the old town. This venue was capable of hosting large numbers of visitors who had come to Sabratha for the great feasts connected with a market that featured caravans of products transported from central Africa, including ivory, gold, animals and slaves. Spectators were able to see sumptuous munera such us that ones offered by G. Flavius Pudens (IRT, 117). The Amphitheatre may have been damaged by an earthquake during the 4th Century, after that it was abandoned and almost totally spoiled during the 6th Century.