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Rivista di archeologia e architettura antica

Belli Pasqua R.

La scultura di Magna Grecia e Sicilia e la mobilità degli artigiani fra testimonianze scritte e documentazione archeologica

Autore: R. Belli

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Il contributo intende proporre una riflessione sul fenomeno della mobilità degli scultori antichi in riferimento al contesto magno-greco e siceliota. Le fonti letterarie ed epigrafiche offrono il quadro di una mobilità di singoli artisti attestata fin dal VII a.C., che tende progressivamente ad aumentare nel corso del tempo. In questo ambito sono documentati artisti della Magna Grecia e della Sicilia impegnati sia in una micro- che in una macromobilità, così come artisti “esterni” che ricevono committenze da parte di poleis magnogreche nei santuari panellenici. Altrettanto importante, soprattutto ai fini della diffusione e trasmissione dei saperi tecnici, è il ruolo delle officine itineranti, la cui presenza è documentata, in alcuni determinati casi, da specifiche tipologie o classi di materiali; certamente, di grande utilità sarebbe una maggiore conoscenza e approfondimento della modalità di organizzazione del cantiere, anche in relazione alle fonti di approvvigionamento. Da comprendere meglio, infine, anche il ruolo della committenza e le modalità con cui attua le sue scelte.

The paper intends to propose a reflection on the phenomenon of the mobility of ancient sculptors, with particular reference to the Western Greek context. Literary and epigraphic sources attest individual mobility of artists as early as the 7th BC, with a progressive increase over time. In this context, artists from Magna Graecia and Sicily are documented, engaged in both micro- and macro-mobility, as well as “external” artists receiving commissions from Magna Graecia poleis in Panhellenic sanctuaries. Equally important, especially for the purposes of the dissemination and transmission of technical knowledge, is the role of itinerant workshops, whose presence is documented in certain cases, by specific types or classes of materials; certainly, a greater knowledge and an in-depth study of the organisation of these productive units, also in relation to the sources of supply, would be of great use. Finally, the role of the client and the way in which he implements his choices should also be better understood.

Honours for the Julio-Claudians in Cos. Some brief notes

Autore: R. Belli Pasqua

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Da Cos proviene una serie di iscrizioni in onore di Augusto e dei membri della casa giulio-claudia, messe in luce a partire dalle ricerche archeologiche sull’isola nel XIX secolo. Le epigrafi mostrano una discreta continuità nel tempo e riguardano non solo il princeps, ma anche i membri della sua famiglia. I principali demi dell’isola appaiono coinvolti in questo processo di interazione oltre alla polis più rappresentativa, Kos, nata a seguito del metecismo. I damoi si qualificano come i principali committenti delle dediche, che si configurano quindi per il carattere pubblico e collettivo; si discostano da questa modalità le dediche fatte da singoli membri delle élites locali, come nel caso delle dediche a Nerone fatte da Gaio Stertinio Senofonte. Di frequente la dedica accompagna una statua raffigurante il destinatario, lo stesso princeps o uno dei membri della domus Augusta, in forma assimilata ad una divinità; quest’ultima compare in associazione al nome nel testo epigrafico; i documenti esaminati mostrano che, nel contesto di Cos, in questa prassi sono coinvolte le principali divinità dell’isola: Asklepios, Apollo, Afrodite, Artemide, Leto, Demetra, Rhea e Homonoia. Le epigrafi in questione sono state spesso prese in esame dalla critica scientifica, ma una loro lettura complessiva e aggiornata può suggerire utili elementi di riflessione sulle modalità e sull’interazione tra il potere centrale e la comunità locale greca in età romana.

A series of inscriptions in honour of Augustus and the members of the Julio-Claudian house has been brought to light in Cos, starting from the archaeological research on the island in the 19th century. The inscriptions show a discrete continuity over time and concern not only the princeps but also members of his family. The main demes of the island appear to have been involved in this process of interaction between the local élites and the imperial family, and, of course, the most representative polis, Kos, arisen from the metoecism. Honorary and dedicatory epigraphs are attested; the damoi appear to be the main commissioners of the dedications, which are therefore marked by a public and collective nature. Dedications were also made by individual members of the local élite, as in the case of the dedications to Nero made by Gaius Stertinius Xenophon. Frequently the dedication accompanies a statue of the addressee, namely the princeps or a member of the domus Augusta; in some cases the princeps and the members of the imperial house are assimilated to gods, whose divine appellations or epicleses are associated with the human names in the considered epigraphical texts; the documents examined show that, in the context of Cos, the main deities of the island were involved in this practice: Asklepios, Apollo, Aphrodite, Artemis, Leto, Demeter, Rhea and Homonoia. These epigraphs have often been examined by scholarly critics, but a comprehensive and up-to-date reading of them may suggest useful elements for reflection on the modalities and interaction between the central power and the local Greek community in the Roman age.

La “romanizzazione” dell’Italía ionica: nuovi dati

Autori: L. Lepore, C. Giatti, M. Gras, G. Bejor, R. Belli Pasqua

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Il 15 marzo 2019, presso l’Università degli Studi di Firenze, ha avuto luogo la presentazione degli Atti del meeting “La romanizzazione dell’ Italía ionica. Aspetti e problemi” curati da L. Lepore e C. Giatti, comprendenti un’ampia cronaca delle due giornate di studio e dodici contributi relativi a città e centri di Apulia, Lucania e Bruzio. Michel Gras, Giorgio Bejor e a Roberta Belli Pasqua hanno presentato in quella occasione gli Atti, focalizzando i loro contributi rispettivamente sulle aree rurali, sulle realtà urbane, sui contesti archeologici. Dato il carattere particolare dell’evento, condotto e svoltosi in modo così poco convenzionale, si è ritenuto opportuno dare alle stampe – in forma originale – i testi dei tre contributi, da leggere, volendo, come altrettanti commenti critici.  

On March 15, 2019, at the University of Florence, took place the presentation of the Proceedings of the meeting “La romanizzazione dell’ Italía ionica. Aspetti e problemi ” edited by L. Lepore and C. Giatti, including an extensive chronicle of the two study days and twelve contributions on the cities and centers of Apulia, Lucania and Bruzio. On that occasion, Michel Gras, Giorgio Bejor and Roberta Belli Pasqua presented the Proceedings, focusing their contributions respectively on rural areas, urban realities, archaeological contexts. Given the particular character of the event, conducted and held in such an unconventional way, it was deemed appropriate to publish the texts of the three contributions – in their original form – to be read, if desired, as critical comments.

Arredo urbano e rappresentatività pubblica e privata: il caso dell’Apulia meridionale in età tardo repubblicana e imperiale

Autore: R. Belli Pasqua

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Oggetto d’esame del contributo è la scultura di età romana restituita da Taranto, Lecce e Brindisi; pur nella difficoltà di risalire in molti casi ai contesti di provenienza, tale documentazione consente di analizzare le modalità di impiego della decorazione scultorea ai fini delle esigenze di rappresentatività della committenza pubblica e privata delle tre città. Le sculture ideali, realizzate in funzione dei grandi complessi monumentali edificati a partire dall’età augustea (complessi celebrativi, teatri, impianti termali, anfiteatri), manifestano l’adesione alle istanze politiche e culturali emanate a livello centrale, mentre la statuaria iconica documenta la scelta privilegiata di aree pubbliche o di edifici fortemente rappresentativi, utili ai fini del consenso, così da creare quegli “spazi figurativi” attraverso i quali la città celebra se stessa e i suoi cittadini. Schemi iconografici e modelli di riferimento attestano una piena adesione ai modelli culturali proposti dall’autorità imperiale.

The study investigates the Roman sculpture from Taranto, Lecce and Brindisi; although in many cases it is difficult to trace the pertaining original contexts, the preserved documentation allows us to analyze how the sculptural decoration was used to meet the needs of public and private representativeness. The ideal sculptures, realized in function of the great monumental complexes built starting from the Augustan age (celebratory complexes, theaters, thermae, amphitheaters), show the adhesion to the political and cultural guidelines enacted at central level, while the iconic statuary documents the choice of public areas or highly representative buildings, aimed at building consent, so as to create those “figurative spaces” through which the city celebrates itself and its citizens. Iconographic schemes and reference models attest the full adherence to the cultural models proposed by the imperial authority.

La città recuperata. Descrizione e storia urbana da rilievi di scavo e iconografie antiche

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Immagine copertina web2Nel settembre 2013, nei giorni 13-15, si svolgeva a Catania, nella prestigiosa sede del Monastero dei Benedettini, il VI Congresso AISU Visibile e invisibile: percepire la città tra descrizioni e omissioni, orientato alla ricerca di differenti modi di percepire la complessità della compagine urbana, di cui le tecniche di descrizione e di rappresentazione offrono un contributo importante anche per l’avvio di un confronto tra città e contesti diversi. La sessione La città recuperata. Descrizione e storia urbana da rilievi di scavo e iconografie antiche, proposta e coordinata da Francesca Martorano e Monica Livadiotti, vede, quasi nella sua interezza, l’edizione in questo numero della rivista Thiasos.

Con essa si proponeva la riflessione sulle “città invisibili”, che andavano identificate nella duplice accezione sia di città scomparse, che di “insediamenti” in cui si era ricercata e voluta sin dall’origine l’invisibilità. Nel primo caso, il riferimento era alle città riemerse in toto o parzialmente con interventi di scavo, nel secondo il richiamo si indirizzava agli insediamenti ipogeici, scavati e mascherati nei pendii delle colline o anche in siti pianeggianti. Ci si voleva occupare, inoltre, di città la cui percezione e rappresentazione era stata recuperata tramite rilievi di scavi, letture strumentali, o interpretata da immagini antiche. La ricca risposta, che si è ritenuta rispondente al tema indicato, ha coperto l’arco temporale dall’evo antico (greco e romano) sino all’età medievale.

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Sommario

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1. Francesca Martorano e Monica Livadiotti, Presentazione, pp. 3-6;

2. Maria Amalia Mastelloni, Tracciare le linee, dividere il territorio: lo spazio suddiviso e la fondazione di alcune apoikiai d’Occidente, pp. 7-32;

3. Luigi Caliò, La città immaginata. Raffigurazione e realtà urbana nella Grecia classica, pp. 33-47;

4. Roberta Belli Pasqua, La città rappresentata. Contributo all’analisi dell’immagine della città nella cultura figurativa greca e romana, pp. 49-62;

5. Monica Livadiotti, La pianta IGM della città di Kos del 1926: dati per la topografia della città antica, pp. 63-89.

6. Rossella Agostino, Le città scomparse di Locri Epizefiri e Rhegion: l’azione del tempo e la mano dell’uomo, pp. 91-105;

7. Maria Maddalena Sica, Dal palazzo al tempio: l’antica città dei Tauriani restituita alla storia, p. 107-130;

8. Margherita Corrado, Memorie e realtà di una Crotone ipogea, pp. 131-145.

Vol. 5 | Gli Ateniesi e il loro modello di città. Seminari di Storia e Archeologia greca I

Libro presentazione-1L.M. Caliò, E. Lippolis, V. Parisi (a cura di), Gli Ateniesi e il loro modello di città. Seminari di Storia e Archeologia greca I, Roma 25-26 giugno 2012, Thiasos Monografie 5, Roma 2014.

ISBN 978-88-7140-584-1

ISBN e-book: 978-88-7140-583-4

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Creare occasioni di incontro e discussione su temi concreti, nelle quali le differenze di approccio siano stimolo e motivo di conoscenza, eliminazione di luoghi comuni e arricchimento reciproco è probabilmente l’unico modo per spianare la strada a una migliore comprensione del passato, della sua vitale eredità e, in definitiva, di noi stessi.

Cercando di dare voce a questa prospettiva di confronto interdisciplinare e di apertura metodologica, il volume raccoglie i risultati di un seminario sulla storia e sull’archeologia di Atene tenuto a Roma tra il 25 e il 26 giugno 2012. In questo volume la città è dunque analizzata secondo il suo sviluppo cronologico, ma con un’attenzione particolare ai processi storici e sociali che ne hanno organizzato la topografia e l’immagine. Il fatto che questa polis abbia rappresentato un caso di sperimentazione sociale e un modello culturale e insediativo la rende infatti un centro fondamentale per la comprensione del mondo greco, rilevante anche per l’intero sistema poleografico mediterraneo.

I 25 contributi sono stati suddivisi in quattro diverse sezioni, cercando di mantenere la struttura della presentazione originaria e introducendo solo poche modifiche nella sequenza iniziale, connesse proprio alle considerazioni scaturite durante l’incontro. Il risultato è un’ulteriore occasione di riflessione sullo sviluppo di Atene tra il VII sec. a.C. e l’età tardoantica, un esame condotto all’interno dei processi organizzativi della struttura urbana in Grecia. I contributi partono dall’esigenza di ricostruire i diversi modi di vivere la città, vista sia nella sua capacità di adattamento al contesto storico sia attraverso i modelli sociali e rappresentativi comunitari elaborati di volta in volta. La prospettiva che collega gli studi presentati, in molti casi diversi per tipologie di approccio e di obiettivi, è quella della rivalutazione dei dati, delle testimonianze materiali su cui si fonda l’interpretazione; solo dall’analisi “filologica”, infatti, possono emergere conferme o nuove proposte interpretative; in ogni caso prevale l’esigenza di considerare la ricerca come un processo di accostamento progressivo alla realtà esaminata, che non può permettere risposte dogmatiche e semplificazioni, inadeguate a rappresentare la complessità dell’esperienza culturale.

Il seminario ha visto confluire filoni di studio ed esperienze diverse, dando spazio soprattutto a una nuova generazione di ricercatori. L’incontro è stato infatti concepito come occasione di riconoscimento e di confronto tra indirizzi che condividono esperienze formative comuni, come momento di ulteriore elaborazione; un punto della situazione necessario per potersi porre in un rapporto dialettico con la ricerca internazionale su Atene, per vedere se ci fossero forme e contenuti che, a parte incursioni episodiche, potessero motivare in maniera più consapevole la partecipazione al dibattito scientifico in corso. In questo senso, la collaborazione di ricercatori greci che operano sul campo rappresenta un richiamo che va ben oltre i singoli argomenti trattati, poiché pone l’accento sull’esigenza, continua e necessaria, di bilanciare letture d’insieme con approfondimenti specifici, in un incrocio di forme di indagine che contribuisce in maniera decisiva alla concretezza storica e contestuale.

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Hestiatoria nella tradizione rituale delle colonie d’Occidente

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Questo contributo è stato presentato al Convegno Internazionale Cibo per gli uomini, cibo per gli dei. Archeologia del pasto rituale, Piazza Armerina, 5-8 maggio 2005. Se ne fornisce ora una versione aggiornata.
Il consumo di pasti rituali collettivi è un aspetto del culto ampiamente praticato in ambiente greco e il suo studio riguarda non solo l’esame delle pratiche rituali propriamente dette, ma anche delle strutture architettoniche destinate all’uso presenti all’interno dei santuari. In ambito magno greco tale tradizione trova esempi significativi, sebbene in periodi cronologici differenti, nel santuario extramuraneo di Afrodite a Locri (cd. Stoà ad U nell’area di Centocamere, databile nel VI secolo a.C.) e nel santuario di Hera Lacinia a Capo Colonna di Crotone (cd. Edificio H, databile in età ellenistica). Attraverso l’esame di questi due contesti, il contributo propone un esame della documentazione relativa alla tradizione del pasto rituale in ambito coloniale delineando attestazioni, modalità di ricezione ed eventuali sviluppi di tale pratica nell’Occidente greco.

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This paper was presented at the International Conference Cibo per gli uomini, cibo per gli dei. Archeologia del pasto rituale, Piazza Armerina, 5-8 of May, 2005. This is an updated version.
The ritual collective meal is a widespread practiced aspect in the Greek background and its study concerns not just the exam of ritual practices, in the strict sense of the word, but also architectural structures, intended for the consumption, which were situated within the sanctuaries. In Magna Graecia this tradition finds significant examples, although in different chronological periods, in the extra-urban sanctuary of Aphrodite in Locri, (the so-called “U-shaped Stoà”, in the area of Centocamere, datable around the 6th century) as well as in the sanctuary of Hera Lacinia in Capo Colonna of Crotone (the so-called “H-building”, which dates back to the Hellenistic age). Starting from the examination of these two contexts, the study presents an outline of the documentation pertinent to the ritual meal tradition in Magno-Greek ambits, in order to propose a summing up of the data we have been gathering so far, which might sketch out evidences, reception modalities and possible developments of such a worship-practice in the Greek west.