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Rivista di archeologia e architettura antica

Tag Archives: Rupe Atenea

La conservazione dei monumenti antichi in Sicilia. Il caso del de-restauro della fontana arcaica di Agrigento

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santoroA fronte di una plurisecolare tradizione conservativa italiana, la causa principale di degrado dei monumenti di età greca e romana risiede prevalentemente nell’assenza di una metodologia d’intervento codificata e nell’uso inappropriato di materiali edili incompatibili con la tettonica dei manufatti originario, che risultano staticamente compromessi. In effetti, a partire dai restauri dei primi anni Venti con l’anastilosi del Tempio di Eracle sino ai più recenti interventi sui monumenti antichi di Agrigento, l’introduzione nei sistemi costruttivi originari in pietra di armature metalliche e resine epossidiche sembra interessare trasversalmente i principali monumenti archeologici del Mediterraneo, ormai accomunati da simili danni strutturali e formali, talvolta irreversibili. Differentemente dalla Grecia, la posizione italiana – anche alla luce dei sempre più frequenti episodi di crollo di significative emergenze architettoniche – sembra mostrare una certa impreparazione metodologica, procedurale e tecnica nel proporre ipotesi risolutive o programmi di intervento adeguati, anche di lunga durata. Tale incapacità è stata prevalentemente supplita da interventi provvisori, quali coperture protettive o ponteggi tubolari di controventamento che, perdurando oltre il tempo necessario, hanno peggiorato in vario modo lo status conservativo dei manufatti, come è avvenuto di recente per la fontana di Agrigento. Il de-restauro parziale della fontana trattato nel presente contributo si inserisce nell’ambito di una disamina critica e documentativa sulla storia dei restauri che hanno interessato il monumento dalla sua scoperta ad oggi e ha confermato che il perpetrarsi di analisi inesatte e il succedersi di interventi inefficaci hanno danneggiato l’intero apparato architettonico, le cui caratteristiche tipologiche e costruttive richiederebbero un intervento congiunto e definitivo.

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Notwithstanding a centuries-long tradition of conservation in Italy, the principal cause of degradation of Greek and Roman buildings is found principally in the lack of a standardised intervention methodology and in the use of inappropriate building materials, incompatible with the tectonics of the original building. In effect, from the 1920s until recently, restoration interventions with steel reinforcement bars and epoxy resins to buildings made originally of stone seem to have been carried out on the principal archaeological monuments throughout the Mediterranean area causing similar structural and formal damage, which is sometimes irreversible. The Italian position, different from the Greek one, even with increasingly frequent architectural emergencies, including building collapses, seems to offer only a glaring lack of preparation in methodology, procedure and technique in the proposing of solutions or long-term intervention programmes. Instead, there are temporary interventions, such as protective coverings or support scaffolding which, remaining in situ beyond their capacity for protection, have worsened the conservation status of the building, as has recently happened for the archaic fountain in Akragas. The partial de-restoration of the fountain reported in this paper is part of a critical close examination of the history of its restorations since its discovery, which has confirmed that inexact analyses and a succession of ineffective interventions have damaged the entire architectural setup, whose typological characteristics of construction require a full and definitive intervention.

La Fontana Arcaica di S. Biagio

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finoIl presente contributo vuole fornire i primi risultati di un’indagine autoptica delle strutture della fontana “arcaica” di Agrigento, nota come Santuario Rupestre di S. Biagio. Il complesso monumentale sorge sulle pendici nord-orientali della Rupe Atenea, a ridosso di una parete rocciosa, all’interno della quale si è sviluppato un sistema di grotte antropiche; esso si compone essenzialmente di due parti: l’edificio delle vasche ad Ovest e il piazzale recintato antistante ad Est. Dopo le prime esplorazioni di Pirro Marconi, nel 1926, nel 1932 Giuseppe Cultrera portò alla luce l’intero complesso monumentale. Fin dalla sua scoperta il monumento è stato oggetto di ripetuti interventi di restauro, alcuni dei quali piuttosto invasivi, che hanno determinato una difficoltà nella lettura del complesso architettonico nel suo contesto naturale. La nuova indagine condotta sul monumento è stata quindi finalizzata a chiarire la configurazione architettonica della fontana nella successione delle fasi di vita, ricostruendo le dinamiche naturali e antropiche che hanno interessato il sito sin dalla sua fondazione. Inoltre, è stata ipotizzata una datazione del monumento nell’ambito dell’età ellenistica, fornendo confronti con il mondo mediterraneo orientale.

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This paper aims to provide the first results of a new autoptical analysis on the structures of the archaic fountain in Agrigento, known as the Santuario rupestre of S. Biagio. The monumental system, located just outside the city-walls, on the north-eastern slopes of the Rupe Atenea, behind a rock face in which is developed an anthropic cave system, is made up mainly of two parts: the building of the western basins and, forehead to the east, a fenced yard. After the first investigations directed by Pirro Marconi in 1926, Giuseppe Cultrera, in 1932, unearthed the whole monumental complex. Since the discovery, the monument was subjected to several restoration works, some of which quite invasive, that determined a difficult reading of the architectural structure in its landscape. A new analysis on the structures has been done, in order to specify the architectural configuration during the life phases of the monument and to retrace the natural and anthropical processes that affected the site since its foundation. Moreover, it has been suggested a datation within the Hellenistic period, providing comparisons with the eastern Mediterranean world.